Un’Italia che ricicla a due velocità: molto bene per i rifiuti speciali, un po’ meno per quelli urbani. E’ l’immagine fotografata nel Rapporto ‘L’Italia del riciclo 2016’ presentato nei giorni scorsi a Roma dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile con FISE UNIRE (Unione Nazionale Imprese REcupero).
Andando subito al sodo della questione, dal Rapporto si evince che, mentre le aziende italiane hanno raggiunto livelli molto alti di riciclaggio dei rifiuti (ben il 72%, il che colloca il nostro Paese tra i più virtuosi in Europa in questo senso), per i rifiuti urbani c’è ancora parecchio da lavorare visto che la percentuale è pari al 43%.
Facciamo un piccolo passo indietro, cos’è la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile? Come scrive il presidente Edo Ronchi sul sito web:
lo scopo di questa Fondazione è la promozione di una green economy, pilastro fondamentale di uno sviluppo sostenibile. Promuovere soluzioni congiunte alla crisi climatica e a quella economica, puntare su un benessere di migliore qualità e più inclusivo tutelando il capitale naturale e i servizi eco-sistemici, sono cose buone sia per l’ambiente, sia per dare solidità e sostenibilità nel tempo alla ripresa economica.
Secondo Ronchi, nel cammino verso una green economy, il 2015 è stato segnato da due avvenimenti molto importanti quali l’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e l’Accordo per il clima alla COP 21 di Parigi. Tornando al Rapporto presentato a Roma, i dati raccolti ci dicono che in totale da oltre 15 milioni di tonnellate di rifiuti di carta, vetro, plastica, legno e organico, l’Italia ha prodotto 10,6 milioni di tonnellate di materie prime seconde.
L’attenzione dei relatori che hanno partecipato alla presentazione hanno concentrato l’attenzione sul fatto che sia più importante l’avvio al riciclaggio rispetto alla raccolta differenziata, il che in mancanza di una comunicazione corretta verso i cittadini e senza controlli da parte dell’azienda che gestisce il servizio, non garantisce di certo una buona qualità dei materiali.
Proprio questo è uno dei motivi per cui già a partire dal 2014 il MUD (Modello Unico di Dichiarazione ambientale) prevede una sorta di dichiarazione dei redditi riferita ai rifiuti prodotti da una comunità, e contiene anche una sezione dove vanno registrate le quantità di materiali riciclati. Di sicuro occorre una seria riflessione sulla materia, anche per fare in modo che i rifiuti riciclati siano il meno impuri possibile.
Non a caso uno dei relatori, il presidente di Fise Assoambiente Roberto Sancinelli, ha dichiarato che dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani bisogna togliere in media il 30% per gli scarti di lavorazione e per i rifiuti prodotti dallo stesso riciclaggio.