Migliorano i dati sull’occupazione a livello europeo con il 19,5% della popolazione del vecchio continente che ha trovato un impiego nel secondo semestre del 2016. E’ quanto emerge da uno studio del Sole 24 Ore secondo il quale la primavera dell’anno che sta per concludersi ha donato un lavoro alla bellezza di 4 milioni di persone.
Elaborando i dati Eurostat tuttavia è emersa anche un’altra drammatica realtà: è vero che i dati stanno nettamente migliorando ma è altrettanto vero che, nello stesso periodo, hanno perso il lavoro 2 milioni di persone. Così il Sole 24 Ore ha riassunto la situazione del secondo trimestre del 2016:
Il 97,3% di chi aveva un lavoro nel primo trimestre del 2016 lo ha conservato anche nel secondo. Tra coloro che invece un’occupazione la stavano cercando, come detto, il 19,5% l’ha trovata. Mentre il 17,3% ha deciso di rinunciarci. Tra quanti avevano fatto quest’ultima scelta nel primo quarto dell’anno, un 3,1% è riuscito a rientrare nel mercato del lavoro, mentre un altro 3,6% ci sta almeno provando.
Se invece si vanno a mettere a confronto le situazioni dei vari paesi emerge che il balzo in avanti più importante è quello compiuto dall’Islanda dove ben due persone su tre hanno un lavoro. La peggiore è invece la Grecia, subito seguita dalla Spagna, che risultano le due realtà con la disoccupazione più alta, rispettivamente al 24 e al 20,4%. Anche se il mercato del lavoro iberico, nel periodo considerato, ha dimostrato una dinamicità in linea con la media europea.
Nel Bel Paese la disoccupazione è ancora di quasi tre punti superiore alla media europea, l’11,6% contro l’8,8, ma sta comunque meglio in questo settore dei fratelli mediterranei spagnoli e greci. In mezzo tra i due estremi ci sono poi Croazia, Cipro e Portogallo.
Non mancano tuttavia delle specificità per esempio la Turchia dove è vero che il tasso di disoccupazione è ancora molto alto ma al,contempo, è stata registrata un’altissima percentuale di persone, il 35,50% della popolazione per l’esattezza, che ha trovato lavoro nel secondo trimestre del 2016. Dati che fanno invidia all’Italia dove soltanto il 17% degli aspiranti lavoratori ha raggiunto questo traguardo.
Si tratta, naturalmente, di una stima parziale che prende in considerazione soltanto un trimestre; per poter fare un’analisi complessiva bisognerà attendere i dati Eurostat annuali. Quanto emerso, tuttavia, la dice lunga sulla dinamicità di molte nazioni, in particolare del nord Europa, che possono dire di essere praticamente già uscite dalla crisi a differenza di realtà come l’Italia, la Grecia, la Spagna, e il Portogallo.